03.05 - 02.06.2025
Patricia Fraser
Sculture come tracce: tra materia, spazio e riflessi.
Le sculture di Patricia Fraser nascono dalla modellazione dell’argilla. In seguito, realizza le fusioni in bronzo ed effettua le finiture, le patine e le lucidature. Delicate, fragili e precarie, le sculture in argilla, attraverso la solidificazione del metallo, si trasformano in qualcosa che ha sostanza, peso e permanenza. La trasfigurazione al bronzo conferisce all’argilla, materia organica, solidità e opulenza. Costituite da dense fusioni di metallo, tutte le opere di questa serie contengono un certo grado di forme riconoscibili che offrono allo spettatore un’interpretazione individuale.
La sintesi è una caratteristica costante che denota le sue sculture. Esplora deliberatamente forme minimaliste associate a simboli e forme. Alcuni lavori vengono eseguiti per infrangere le regole di stabilità, suggerendo una narrazione di ambiguità. Altri sono concepiti come forme organiche che rivelano la loro esecuzione manuale, esprimendo così al loro interno l’imperfezione umana. Interruzioni e rotture sono aspetti rilevanti delle sue opere, così come lo sono le lacerazioni e le irregolarità della superficie. Le crepe e le superfici irregolari le suggeriscono le finiture che intenzionalmente sottolinea con le patine e le lucidature sui corpi scultorei.
Il suo intento nella realizzazione di questi pezzi drammatici si focalizza sulla creazione di forme che generino installazioni seriali dai contorni indeterminati e irregolari. Le sculture rotte, frammentate e incompiute sono una riduzione radicale di forme familiari che, in base alla collocazione dell’opera, non hanno davvero una forma permanente e possono essere installate in modo diverso, a seconda della scelta spaziale. Queste opere bidimensionali diventano oggetti murali modificabili ogni volta e in ogni luogo. Le composizioni in rilievo, costituite da queste forme semplici, creano un testo poetico quando montate a parete.
La parete e il pavimento sono da lei considerati parte integrante delle sue produzioni, così come lo è il luogo che occupano. Pertanto, lo spazio è strettamente connesso con le opere d’arte. Questo approccio giocoso suggerisce la possibilità di calibrare interventi site-specific che consentono la trasformazione dello spazio e contrastano l’idea di permanenza.
Inoltre, la luce e le ombre che si proiettano trasformano e generano riflessi fugaci che forniscono significato narrativo alle forme rappresentate. Le ombre proiettate sono, per lei, parte dell’esperienza scultorea. L’intensità della fonte luminosa esalta i riflessi che si propagano dalla parete, affascinando lo sguardo.
Le sculture cercano di stimolare l’immaginazione piuttosto che mettere in scena una determinata prospettiva. Tuttavia, i titoli delle opere rivelano ciò che è implicito e suggeriscono allo spettatore la sua narrativa personale. L’osservatore è un partecipante che può immergersi alla ricerca di elaborare un senso e, di conseguenza, attingere dalla propria fantasia ed esperienza per dare definizione all’opera.
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Patricia Fraser è nata a San Juan (P.R.) da una famiglia di creativi. Dopo aver trascorso l’infanzia a Puerto Rico, si trasferisce negli Stati Uniti e in seguito in Europa. Il percorso creativo di Patricia è iniziato con un background nella danza classica e nella musica, coltivando la sua precoce sensibilità per il ritmo, la forma e l'espressione. Ha studiato Scienze Sociali all'Università Statale di Milano, maturando in seguito esperienze professionali nei settori della moda e dell'arredamento. Questa esposizione all'estetica del design l'ha portata naturalmente a esplorare più a fondo la creazione artistica, collaborando infine con il padre e iniziando il suo percorso formale sotto la guida del Professor Luigi Giovenco. Questa base è stata ulteriormente arricchita dalla sua crescita in una famiglia creativa, con un padre designer e una madre artista che realizzava porte e finestre con la tecnica delle vetrate artistiche. Strade, sentieri, insegne, superfici, ombre e immagini riflesse sono tematiche ricorrenti nel suo lavoro. Opere volte a raccontare con un linguaggio espositivo fatto di poesia visiva, percorsi che riflettono sul nostro spazio circostante, luoghi e non luoghi e la relazione tra uomo e ambiente. Un lavoro di caratura intimista che si concentra sul suo conscio ed inconscio assumendo un carattere sospeso tra il reale e la memoria. Nel corso della sua carriera, Patricia ha partecipato a numerose mostre internazionali, tra cui eventi a Milano, Berlino, Torino e Art Basel. Ha ricevuto importanti riconoscimenti, come la selezione per il manifesto del Padiglione Italia a EXPO Milano nel 2015 e la vittoria del Premio Carlo Bonatto Minella nel 2017. Ha inoltre creato installazioni pubbliche e ricevuto prestigiosi premi, tra cui il Premio Celeste per la videoarte nel 2014 e la selezione per un'installazione di land art al Festival Internazionale degli Impianti di Trattamento delle Acque nel 2019. Collabora con istituzioni e fondazioni, sviluppando progetti che esplorano l'intersezione tra arte e consapevolezza sociale.
Attualmente vive e lavora tra la Svizzera e l'Italia, mantenendo tuttavia un profondo legame con le diverse culture che hanno plasmato la sua identità.
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